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HUFFINGOTNPOST: Covid affossa la natalità in Europa

Un articolo pubblicato sul Financial Times dell’11 marzo scorso dal titolo Pandemic blamed for falling birth rates across much of Europe ripropone il problema della denatalità che si sta accentuando in molti paesi europei durante questo periodo di pandemia da Covid-19.

In Francia, che è uno dei 27 paesi europei con il più elevato indice di fecondità (numero di bambini per donna in età fertile, cioè per convenzione tra 14 e 49 anni), l’Istituto nazionale di statistica, ha registrato nel mese di gennaio 2021, nove mesi dopo il primo lockdown, la nascita di 53.900 bambini, il 13 per cento di meno di quelli nati nel gennaio 2020. In tutto il 2020 sono nati in Francia 735 mila bambini, il più basso livello dalla fine della seconda guerra mondiale. Si è avuta la più importante caduta della natalità dopo il notevole aumento demografico degli anni ’70.

La situazione è ancora più critica in altri paesi europei come l’Italia e la Spagna che da decenni presentano una progressiva e allarmante denatalità associata a un notevole aumento della popolazione anziana e quindi un evidente squilibrio della piramide demografica. Un simile trend è stato osservato nel Regno Unito e negli Stati Uniti. Secondo i demografi la caduta delle nascite nei paesi industrializzati dopo una crisi economica, come si è già verificato nella depressione degli anni ’30 e la crisi del petrolio del 1973, non è sorprendente.

I potenziali genitori sono preoccupati per la stabilità del loro lavoro e non sono sicuri di poter assicurare un valido sostegno ai propri figli. In questa pandemia la situazione è ancora più critica soprattutto per il diffuso e persistente stato di angoscia e di paura legato all’alta mortalità della malattia.

In Italia nel 2019 sono nati solo 420 mila bambini, circa 160 mila in meno rispetto all’inizio della crisi economica del 2008 e meno della metà di quelli nati negli anni ’60. Dati preliminari dell’Istat indicano un’ulteriore diminuzione nel 2020 della natalità che ha raggiunto valori di circa 400 mila nati. Questa soglia, mai raggiunta negli oltre 150 anni di Unità Nazionale si è associata sempre nel 2020 a circa 700 mila morti determinando un valore negativo del saldo naturale oltre le 300 mila unità. Questo risultato nella storia del nostro Paese, si era visto solo nel 1918, quando l’epidemia di “spagnola” contribuì a determinare circa metà degli 1,3 milioni dei decessi registrati in quel drammatico anno.

Il lockdown, costringendo le coppie a casa, non ha determinato, come qualcuno poteva pensare, un aumento delle nascite. In Italia si è verificato nell’ultimo anno una caduta del 50 per cento dei matrimoni legata anche al fatto che inizialmente le celebrazioni erano proibite ed il numero dei partecipanti era fortemente limitato.

Ugualmente in Spagna si è assistito a una diminuzione del 20% delle nascite nei mesi di dicembre e gennaio rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In dicembre sono nati in Spagna solo 23.266 bambini, valore più basso registrato dal 1941. La riduzione della natalità è un fenomeno che non ha riguardato tutti i paesi del mondo. A differenza della Francia, Spagna e Italia, in Olanda e Finlandia si è avuto un leggero aumento delle nascite in gennaio. Una situazione completamente differente si è avuta nelle Filippine, dove si è assistito nel periodo della pandemia ad un baby boom legato soprattutto al mancato controllo delle nascite, per la difficoltà di trovare contraccettivi e si è quindi verificato un aumento delle gravidanze non programmate.

Il quesito che molti si pongono è se la caduta della natalità nella gran parte dei paesi sviluppati possa essere un fenomeno temporaneo o persistente. Anche se alcuni demografi ritengono probabile che la situazione tenderà a normalizzarsi dopo questo periodo di crisi ai valori prepandemia, altri credono che la situazione persisterà perché l’incertezza del momento sanitaria e soprattutto economica non favorirà la decisione di avere più bambini.

La significativa diminuzione delle nascite, accentuata nel periodo della pandemia, che si è avuta in Italia negli ultimi decenni rappresenta una delle problematiche più urgenti da affrontare. Nei prossimi anni, infatti, potrebbe mettere in profonda crisi il mantenimento dello stato sociale e del sistema previdenziale e deve essere un tema prioritario dell’agenda delle forze politiche e del governo.

La quota di spesa sociale per la famiglia e i giovani va incrementata. Un aiuto alle giovani coppie non va visto solo come un dovere sociale, ma anche come un investimento strategico per ridare impulso alla piramide demografica e riattivare la speranza che è alla base dello sviluppo del nostro paese. A questo proposito i fondi previsti dal Next Generation EU rappresentano una occasione unica e forse irrepetibile per finanziare una serie di politiche in favore delle famiglie con figli, emanare provvedimenti per aiutare il lavoro di genitori, favorire le possibilità per le donne di conciliare il lavoro con la famiglia e di poter disporre, a bassi costi, di servizi per l’infanzia.

Le politiche finalizzate alla ripresa delle nascite oltre a essere costose non hanno un impatto immediato sul consenso. Gli effetti di questi interventi sono a lungo termine mentre la politica auspica sempre risultati in tempi brevissimi. I tempi della demografia sono molto più lunghi di quelli della politica.

Inoltre va ricordato che in Italia i genitori stranieri residenti, pur rappresentando solo l’8,7% della popolazione, contribuiscono notevolmente a sostenere la natalità nel nostro Paese. Nel 2019 i nati da entrambi genitori stranieri sono stati 63.000 (15% di tutti i nati). Il numero è ancora maggiore tenendo presente i nati da un solo cittadino straniero (19,5% del totale). Secondo i demografi sarà fondamentale nei prossimi anni il contributo degli immigrati. Senza gli immigrati la nostra piramide demografica diventerebbe ancora più squilibrata e caratterizzata da un aumento degli anziani che non lavorano più e da un numero sempre più ridotto di giovani. L’immigrazione, opportunamente regolata, è fondamentale per il nostro Paese anche per risolvere il problema demografico.

Fonte: HuffPost.

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